Città del libro, il mondo italiano dell’editoria riparte da un portale “senza costi e che va avanti da solo” (I)

Scritto da Redazione on . Postato in Editori, Eventi, Fiere e rassegne, News

Le fiere e i festival del libro italiani uniscono le forze, sotto l’egida del Centro per il libro e la lettura sponsorizzato dal Ministero dei Beni culturali. Il 9 gennaio scorso a Roma al teatro dei Dioscuri l’incontro fra i rappresentati delle oltre 70 città del libro italiane ha rappresentato un momento di dibattito e ricerca di sinergia, con alcuni ospiti illustri e iniziative in cantiere.

L’ambizione di questa sorta di tavolo di coordinamento delle Città del libro, che qui a Roma si incontrava per la seconda volta dopo un primo meeting avvenuto lo scorso maggio al Salone di Torino e che nelle intenzioni del Presidente del Cepell (Centro per il libro e la lettura) Gian Arturo Ferrari si vorrebbe addirittura tavolo europeo, è quella di individuare varie forme di cooperazione e collaborazione fra i tanti eventi del libro italiani radicati sul territorio. Eventi e territori molto diversificati, che vanno dalla piccola Gavoi in provincia di Nuoro, dove ogni anno da dieci anni si tiene in estate il Festival delle Storie, fino a Bookcity di Milano o alla Children Book Fair di Bologna, evento internazionale con 50 anni di storia, che richiama da sempre visitatori, specie professionali, da tutto il mondo. C’è dunque un filo conduttore oltre al generico “libri”? E qual è? Bibliocartina è stata presente a una parte dei lavori della giornata e ha dialogato con alcuni protagonisti.

Il portale internet “che non costa niente e si mantiene da solo” – Per il momento il primo e forse unico segno visibile di coordinamento fra le 70 diverse iniziative sparse fra isole e penisola è il portale internet illustrato da Flavia Cristiano direttrice del Centro per il libro e la Lettura. Il portale sarà presentato ufficialmente a maggio prossimo durante il Salone di Torino. Partner per la costruzione del sito è l’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato mentre i committenti sono Ministero dei Beni e delle attività culturali e Ministero dell’Economia e delle Finanze. Lo scopo è “condividere la conoscenza e diffondere l’informazione”, i contenuti del portale saranno per certi versi gli stessi che possiamo trovare all’interno dei singoli siti delle singole iniziative ma geolocalizzati e indicizzati in un motore di ricerca comune. “Immagino che si arriverà al sito cercando su internet il nome di un autore, che so, Francesco Piccolo, e a quel punto entrando nel portale Città del Libro ci verranno indicati tutti i Festival a cui Francesco Piccolo ha partecipato o parteciperà”, ha commentato a Bibliocartina uno dei presenti. Il sito sarà tradotto interamente in inglese e avrà un target ampissimo, sarà un enorme sito-directory senza una precisa linea editoriale. “Un sito che non avrà costi, che si rivolgerà a tutti e andrà avanti da solo”, ha specificato Flavia Cristiano rispondendo alla nostra richiesta di conoscere i costi del progetto. In che senso? Fino a prova contraria, ovunque ci siano persone dietro a un progetto ci sono costi, calcolati in monte ore lavorativi (pagati ex novo o sottratti ad altri progetti precedenti, dunque costi, in ogni caso). Vero è che il Cepell è una struttura in capo al Ministero dei Beni culturali semi-volontaria (il suo Presidente Gian Arturo Ferrari ci ha più volte tenuto a ricordare di non ricevere compensi per la sua attività di direzione del Centro). E vero è, altrettanto, che volontaria è la gran parte di tutta l’architettura dei Festival del libro italiani, come è emerso con chiarezza anche dalla giornata. Un settore economico che muove tante persone ma pochi soldi (ci chiediamo se questo avvenga solo per forza di cose o per via della crisi o non anche per una cultura di partenza così disabituata a valorizzare il lavoro; cultura perfettamente simboleggiata dalla risposta che Flavia Cristiano ci ha dato); un sistema, complessivamente, tuttora in bilico “fra cultura mondiale e sagra del cinghiale” come ha sintetizzato efficacemente il sociologo Giuseppe De Rita, ex presidente del Censis, nella sua interessante relazione. (continua)

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