Petruccioli (Strade): “Traduttori, ci siamo uniti in un soggetto collettivo perché vogliamo riconoscimento professionale ed economico”
“Siamo poco tutelati, per questo ci siamo uniti in un soggetto collettivo, abbiamo bisogno di riconoscimento professionale ed economico”, così Daniele Petruccioli del sindacato Strade è intervenuto alla presentazione del rapporto “Dalla parte dei traduttori” curato da IRES Emilia Romagna per conto di Slc-Cgil e con la collaborazione della stessa Strade.
Ecco il comunicato stampa Slc-Cgil sull’iniziativa di stamattina:
“Il nostro Paese – denuncia Massimo Cestaro, segretario generale Slc Cgil – non riconosce il valore della conoscenza e condanna intere generazioni e professionisti a lavorare in condizioni inaccettabili. Così si impoverisce il mondo dell’ editoria italiana e si allontanano saperi, competenze e capacità”. Un commento inequivocabile ai dati della ricerca “Dalla parte dei traduttori” voluta da Slc Cgil e realizzata dall’Ires Emilia Romagna. Il 55,5% dei traduttori editoriali ha un’età compresa tra 25 e 39 anni e la maggior parte di loro guadagna meno di 15 mila euro (59,3% ). Tra loro le donne sono l’81,5%, una presenza record rispetto al dato nazionale de 41% di occupazione femminile. Ma queste donne, più di sei traduttrici su dieci (il 64,4%) percepiscono una retribuzione lorda annuale inferiore ai 15mila euro a fronte del 36,7% degli uomini nella medesima condizione (quasi ventotto punti percentuali di differenza, a svantaggio della componente femminile). Anche i giovani traduttori – under35 – guadagnano davvero poco: più del 68% di loro percepisce redditi inferiori ai 15mila euro. Per poter sopravvivere il 54,8% dei traduttori dichiara di svolgere almeno un altro lavoro. Il 18,6% ha dovuto accettare di lavorare in nero e l’84% non vede nessuna prospettiva di sviluppo di carriera. Eppure tutti loro hanno studiato a lungo per esercitare la loro professione: il 91,4% ha un titolo uguale o superiore alla laurea e, uno su tre, ha titoli post-laurea come Master e dottorato di ricerca. Tra tutti i lavoratori italiani solo il 18,7% ha questi livelli di istruzione. “Queste nostre condizioni – sostiene Daniele Petruccioli, della segreteria nazionale di Strade (Sindacato traduttori editoriali) – ci hanno spinto, nonostante lavoriamo in solitudine e in tanti luoghi diversi, ad organizzarci in un soggetto collettivo. Per noi questo è un risultato importante che dimostra il forte bisogno di riconoscimento professionale ed economico”. Infatti il 61,7% dei traduttori che lavora per più committenti e il 68% dei monocommittenti hanno redditi inferiori ai 15 mila euro lordi l’anno. Il lavoro del traduttore, inoltre, risulta caratterizzato da ritmi di lavoro serrati, scadenze prefissate e poco flessibili che portano spesso al superamento della soglia convenzionale delle 40 ore lavorative settimanali (76,6 per cento). Ma quando descrivono il proprio lavoro, tra i traduttori prevale la risposta: è un “mezzo per realizzare te stesso”. “L’amore per il proprio lavoro può diventare una spinta per cambiarne le condizioni – afferma Elena Lattuada, segretaria confederale Cgil – . A questa spinta noi dobbiamo rispondere includendo nella nostra azione sindacale e contrattuale anche le realtà professionali meno tutelate e riconosciute come i traduttori per garantire loro un sistema universale di tutele sociali”.
Tags: Daniele Petruccioli, IRES, SLC-CGIL, Stra.de, traduttori letterari
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