Salone Libro Torino, il tema conduttore sarà il BENE. L’editoria (forse) riparte dalle idee ma continua a rimuovere le persone
Corsivo – L’edizione 2014 del Salone del Libro di Torino, che vede lo stato di Città del Vaticano come nazione ospite avrà come filo conduttore tematico il Bene. E questa è una notizia importante, perché se è vero – come è vero – che la crisi dell’editoria italiana è innanzitutto una crisi di idee, e di contenuti, e di ispirazione morale, filosofica e ideologica, ripartire dalla madre di tutti i temi, la ricerca del bene, significa quanto meno fare un passo nella giusta direzione.
Come poi questi contenuti saranno esaminati, indagati e offerti, sarà tutto da vedere. Voto preventivo all’ispirazione ideale: 8.
Le domande iniziali sono intriganti, le persone chiamate a offrire risposte, con tutto il rispetto, un po’ meno. Non perché non abbiano niente da dire, in proposito, personaggi del calibro di Ernesto Galli Della Loggia, Massimo D’Alema, Ezio Mauro, Giuliano Amato e Bianca Berlinguer. Piuttosto perché, forse, i lettori avrebbero anche bisogno, ogni tanto, di figure di riferimento alternative, piuttosto che del solito disco del solito cantante che spopola, da decenni, in qualsiasi mezzo di comunicazione. Lungi da noi voler togliere la parola a questo genere di ospiti, crediamo che gli spazi di cui godono siano già moltissimi. Idee e persone non sono poi così tanto separabili, e affinché le idee siano credibili, anche le persone dovrebbero esserlo, e di nuovo, al proposito si può pensar ciò che si vuole, ma riconoscere una condizione di crisi significa anche riconoscere che i punti di riferimento finora vigenti hanno perso il loro appeal, che lo vogliano ammettere o meno. Forse, come spesso accade, si è puntato sul nome di antico grido che raccoglie comunque una certa base di fedeli, invece che sul bisogno di cambiamento, inteso in questo caso come punti di vista nuovi che comporta sempre una parte di scommessa. Tant’è; ecco il comunicato del Salone in cui si presenta il tema del Bene, e la line-up di chi ne disquisirà. Il Vaticano sarà presente con un padiglione ispirato a “un cupolone fatto di libri”, la cui pianta riprenderà il progetto per la Nuova Basilica di Donato Bramante (nel cinquecentenario della morte). Molti i pezzi pregiati in esposizione allo stand vaticano: fra questi “i manoscritti originali dell’Inferno dalla Divina Commedia di Dante Alighieri con le illustrazioni di Sandro Botticelli e un’Iliade di Omero in greco con testo latino a fronte.” Senz’altro un valore aggiunto all’offerta del Salone. Voto preventivo allo spessore culturale: 9. La sfida si giocherà sul terreno dell’organizzazione. Se tanto ci dà tanto, o si metteranno in atto opportune strategie, o anche le code ricorderanno i Musei Vaticani.
A uno scrittore di casa, il torinese Giuseppe Culicchia è stato affidato il compito di gestire “Officina”, il salone nel salone dedicato agli editori indipendenti: senza entrare nel merito, e senza caldeggiare in alcun modo, da queste parti, per nessun tipo di quote rosa, voto preventivo al senso concreto dell’umanità: 3. Perché? Perché sei donne su 50 ospiti, più o meno, non è che sono poche; sono la solita miope e arrogante rimozione antropologica, specie se si parla di “Editoria di progetto”. Ecco qui il programma.
D’altro canto non è che il programma dedicato ai Grandi Ospiti (eccolo qua) si discosti poi tanto: esclusa Luciana Littizzetto, un altro personaggio che gioca in casa ed è pubblico assicurato, le uniche donne presenti fra i grandi ospiti – come l’organizzazione del Salone li ha definiti – sono Angela Terzani e Caterina Chinnici. Entrambe invitate per far che? Per parlare dei padri.
Volendo chiudere il cerchio, sembrerebbe proprio che gli uomini siano i più titolati a parlare del bene (e Città del Vaticano come ospite d’onore diventa allora la scelta perfetta), oltre che di libri evidentemente. Forse sarebbe il caso di farsi venire qualche dubbio. Specie ricordando che, stando alle ultime ricerche Nielsen, i maschi adulti sono il segmento di specie umana che meno legge in questo paese di non-lettori:
#nielsen libri Solo il 37% degli italiani ha comprato un libro nel 2013. Solo un terzo dei maschi italiani compra libri.
— Bibliocartina (@bibliocartina) March 20, 2014
Provocando, diremmo: quanta probabilità c’è che ci troveremo di fronte a parlarci di libri qualcuno che non ne ha letto neanche uno? Non che sia bassa, se l’invitato è donna. Semplicemente diventa altissima, sapendo che è un uomo. E no: non basta sapere che di donne è disseminato l’intero Salone. Perché di donne è disseminato il pianeta. Sono la maggioranza dell’umanità, eppure vengono rimosse costantemente o tutt’al più lasciate a lavorare nell’ombra.
Ben venga il tema del “bene”, allora, perché l’editoria italiana deve ripartire dalle idee, per non perire; ma inseparabilmente deve rimettere al centro le persone, tutte le persone. Ovvero la vita concreta. Altrimenti possiamo continuare a parlare quanto ci pare di “liquid book” e di “SEO per l’editoria”, come farà, in effetti il programma professionale. Sarà continuare a guardarsi la lanetta dentro l’ombelico. Rincorrere se stessi e non osservare il mondo e l’umanità, le sue esigenze, la crisi epocale che stiamo vivendo e che non è passeggera; la società così come finora l’abbiamo conosciuta, studiata, pensata sta finendo, anzi sta crollando e le cause di questo crollo sono combinate e misteriose. I bambini però, come il bimbo del bel logo del Salone, guardano avanti. La vita continua, il bene è sempre in vista, donne e uomini di ogni età viaggiano insieme in questa epoca, come una zattera nell’oceano in tempesta. Come intendiamo raccontarlo, tutto questo, nei libri?
Tags: bene comune, Città del Vaticano, editoria, editoria indipendente, Giuseppe Culicchia, Salone del libro Torino
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