Amazon compra Goodreads, il Kindle diventerà più “social”
Amazon, il gigante mondiale del libro online, ha acquisito il social network internazionale della lettura Goodreads.com.
Amazon, il gigante mondiale del libro online, ha acquisito il social network internazionale della lettura Goodreads.com.
Dopo la fusione recentemente ufficializzata tra Penguin e Random House che ha portato alla nascita della casa editrice più grande del mondo, altri player dell’editoria americana quali HarperCollins e Simon & Schuster, tra i più grandi gruppi editoriali al mondo, starebbero progettando una fusione secondo quanto riportano i media statunitensi.
L’agenzia di stampa Reuters ha pubblicato una serie di indiscrezioni riferibili a fonti anonime secondo le quali la Commissione Europea sarebbe in procinto di pronunciarsi a favore dell’accordo proposto da Apple e i quattro editori accusati di aver costituito un illecito cartello con il gigante di Cupertino al fine di mantenere alto il prezzo degli eBook. La Commissione Europea aveva pubblicato un “invito a presentare osservazioni” lo scorso settembre in merito ai termini dell’accordo, ma manca tuttora un pronunciamento definitivo che secondo le fonti anonime Reuters dovrebbe arrivare a fine mese. La proposta avanzata dagli editori (Apple, Simon & Schuster, Hachette Livre SA, HarperCollins e MacMillan), ricordiamo, è quella di offrire per i prossimi due anni i propri ebook a prezzi scontati su varie librerie online. Il Penguin Group non ha invece preso parte alla proposta di accordo. Le fonti Reuters affermano che la Commissione accetterà le proposte pronunciandosi a fine mese. Il portavoce ufficiale della Commissione ha tuttavia rifiutato di commentare. Molti commentatori riportano da tempo questo accordo come un’annunciata vittoria di Amazon, il cui modello di business a forti sconti sul prezzo eBook potrebbe sicuramente ricavare vantaggio dall’interruzione di comportamenti commerciali come quelli intrapresi per anni da Apple e dagli editori ad essa legati.
La trilogia porno-rosa (o “mummy porn”, come dicono nei paesi anglofoni) che rimpiazzerà le 50 sfumature nel cuore di milioni di lettori è arrivata e si prepara a invadere anche il nostro paese di qui a breve, con le sue copertine cariche di 50 sfumature non di grigio ma color rame, marrone e oro, come potete vedere dalla foto;
I rumours dei giorni scorsi sono finalmente realtà, nasce Penguin Random House dalla fusione di due delle case editrici più grandi del mondo, Penguin appartenente al gruppo Pearson (che deterrà la quota di minoranza della nuova joint venture, il 47% delle azioni) e Random House del gruppo Bertelsmann, che deterrà il restante 53%. Dall’accordo restano escluse la presenza sul mercato tedesco per Bertelsmann e l’utilizzo del marchio Penguin nel mercato “education” per il gruppo Pearson.
Il Consiglio d’amministrazione sarà composto da 5 membri nominati da Bertelsmann e quattro da Pearson, alla Presidenza ci sarà l’attuale presidente e amministratore delegato di Penguin John Makinson mente l’a.d. attuale di Random House Markus Dohle conserverà uguale carica anche nel nuovo gruppo.
Entrambe le case editrici hanno motivato la decisione di costituire una joint venture con la necessità di condividere piattaforme, strategie e nuovi modelli di produzione digitale di contenuti, rivolgendosi soprattutto ai mercati emergenti a più alto potenziale di crescita. Condivisione di sinergie, inoltre, significherà anche risparmio sui costi di magazzino, distribuzione, stampa, e varie altre funzioni centrali (il che lascia intravedere la possibilità di migliaia di esuberi e licenziamenti a breve, quando la fusione verrà concretamente attuata, anche se il comunicato delle due aziende non dice nulla in merito).
Le due aziende sostengono che il livello di investimento della nuova casa editrice negli autori e nella nuova produzione di contenuti sarà superiore alla somma degli investimenti oggi attuati separatamente dai due marchi. Il processo di fusione sarà completato, secondo quanto comunicano le due aziende, nella seconda metà del 2013.
Google e l’Association of American Publishers, l’associazione degli editori americani, hanno raggiunto un accordo amichevole per la pubblicazione in digitale sulla piattaforma Google Play delle opere fuori stampa ma tuttora coperte da diritto d’autore. L’accordo chiude una disputa lunga sette anni, iniziata quando Google avviò la cosiddetta digitalizzazione delle Biblioteche sul portale Google Books, includendo però in tale progetto anche opere editoriali fuori stampa ma coperte dal diritto d’autore, e quindi soggette a restrizioni nella pubblicazione. In realtà “la questione dell’infrazione al diritto d’autore da parte di Google non viene affatto risolta da questo accordo”, come ha afferma Paul Aiken, direttore dell’associazione Authors Guild che per anni ha affiancato gli editori nella causa contro Google. “A Mountain View (la sede di Google) si continua a far profitto senza versare un centesimo di diritti agli autori”. La class action intentata dagli autori per l’infrazione dei diritti d’autore da parte di Google va quindi avanti, mentre con gli editori l’accordo raggiunto prevede che saranno gli editori a scegliere se mantenere o meno sulla piattaforma le proprie opere fuori stampa e coperte dal diritto d’autore, e se sì, riceveranno una copia digitalizzata dell’opera a carico di Google che sarà in vendita tanto sulla nuova piattaforma Google Play, quanto sugli altri canali che gli stessi editori disporranno.
Per gli editori che hanno partecipato alla causa – McGraw-Hill, Pearson, il gruppo Penguin, John Wiley & Sons e Simon & Schuster – il vantaggio dell’accordo sta nella possibilità di ricevere gratuitamente il lavoro di digitalizzazione di opere fuori commercio che probabilmente non sarebbero mai divenute eBook se non fosse stato per Google. Per Google, si allarga invece il parco libri commercializzabili su Google Play e soprattutto, si ottiene accesso a quelle opere da una parte fuori commercio, e dall’altra coperte dai diritti. I libri compresi in questo accordo saranno disponibili per il 20% in anteprima su Google Play, e quindi messi in vendita.
L’accordo sostanzialmente non interviene, dal punto di vista legale, sull’infrazione da parte di Google del diritto d’autore, che è la questione che sta più a cuore agli autori. Certo è che se finora autori ed editori rappresentavano sostanzialmente uno stesso fronte della causa contro Google, oggi tale fronte appare più spaccato, e se gli editori dovessero far mancare il sostegno nel prosieguo della causa all’Authors Guild, dimostrare che Google ha sfruttato per anni opere coperte dal diritto d’autore senza versare un centesimo ai titolari del diritto potrebbe risultare più difficile per gli autori. Il tema è peraltro ulteriormente reso difficile dalla spinosa questione delle “opere orfane”, quelle opere coperte da diritto d’autore ma i cui titolari risultano irreperibili, nonostante tanto le case editrici quanto gli uffici pubblici (per esempio il Copyright Office statunitense, sorta di corrispettivo dell’italiana SIAE) dovrebbero occuparsi di tenere costantemente aggiornati i registri dei detentori di diritti d’autore.
Oggi è giunta la pubblicazione dei pareri ufficiali della Commissione Europea relativi all’accordo con i 4 editori rei di cartello anticoncorrenza, con Apple, sul prezzo degli ebook negli store europei. Non si tratta ancora di un accoglimento formale della proposta di accordo, ma di un invito a presentare osservazioni. I termini dell’accordo erano in realtà già noti da tempo, Bibliocartina ne aveva dato notizia il 31 agosto scorso. Ecco a questa pagina l’invito della Commissione Europea. In sostanza, la Commissione Europea ha accolto l’offerta avanzata il mese scorso dalla stessa Apple e da quattro dei cinque editori sotto indagine (Hachette Livre SA, HarperCollins, Macmillan, Simon&Schuster, mentre l’editore fuori dall’accordo è Penguin), di offrire per i prossimi due anni i propri ebook a prezzi scontati su varie librerie online. Si legge nel parere della commissione: “Per un periodo di due anni i quattro gruppi editoriali si impegnano a non restringere, limitare o impedire ai rivenditori di libri elettronici di stabilire, modificare o ridurre il prezzo al dettaglio dei libri elettronici e/o di offrire sconti e promozioni. Per quanto riguarda i contratti d’agenzia, il valore complessivo degli sconti o delle promozioni offerte da un rivenditore non deve comunque superare l’ammontare complessivo equivalente alle commissioni totali che l’editore versa a quel rivenditore per la vendita al pubblico di libri elettronici in un periodo di 12 mesi.” Apple e gli editori evitano in questo modo di pagare un risarcimento ai consumatori, come avverrà invece negli Stati Uniti per quegli editori che sono giunti a un accordo con il Dipartimento di Giustizia americano.
L’accordo di rimborso ai consumatori per un valore di 69 milioni di dollari, sottoscritto dagli editori Hachette Book Group, HarperCollins e Simon & Schuster negli Stati Uniti in merito all’indagine antitrust del Dipartimento di Giustizia USA sui prezzi degli ebook è stato approvato ieri da un giudice federale. L’indagine, com’è noto, verteva su una violazione delle leggi sulla concorrenza da parte di Apple e cinque gruppi editoriali operativi in USA (un’indagine simile. per lo stesso tipo di accordo commerciale ritenuto illecito, è tuttora in corso anche in Europa). Come riportano i principali quotidiani americani la decisione di Denise Cote, giudice del tribunale distrettuale di Manhattan, stabilisce che i tre editori mettano fine a qualunque accordo commerciale in essere con Apple sul prezzo degli ebook, e a qualsiasi accordo con i rivenditori di ebook che limiti la possibilità del rivenditore di applicare sconti sul prezzo del libro, e che debbano inoltre porre fine a clausole di favore in base alle quali si stabilisce che ad altri rivenditori non sarà consentito vendere gli stessi ebook a un prezzo inferiore. Tali decisioni saranno valide per un periodo di due anni.
La decisione del giudice ha scatenato i malumori non soltanto di Apple, che sperava in una risoluzione più lenta della controversia – Apple e gli altri due editori accusati di cartello, Penguin Group e MacMillan, non hanno sottoscritto accordi e si confronteranno dunque in processo con il Dipartimento di Giustizia americano; la data è il 3 giugno prossimo, dunque fino a quel giorno l’accordo commerciale con Penguin e MacMillan rimarrà in essere – ma anche i principali rappresentanti delle librerie indipendenti americane. Il marchio Barnes & Noble e l’American Booksellers Association hanno immediatamente presentato una protesta contro la decisione, vedono infatti, nel divieto assoluto fatto agli editori di fissare anche in parte il prezzo del libro, un enorme favore al colosso delle vendite di ebook online Amazon, una realtà commerciale tanto enorme da poter praticare sconti sul libro impensabili per la concorrenza. Molti commentatori hanno fra l’altro visto una curiosa coincidenza fra la decisione del giudice e il lancio, giovedì scorso, dei nuovi tablet di Amazon Kindle Fire, considerati da molti una seria minaccia all’egemonia dell’iPad sul mercato delle tavolette elettroniche.
Negli Stati Uniti le librerie indipendenti possiedono una fetta di mercato degli ebook non esigua, visto che Barnes&Noble detiene circa il 25% del mercato e l’American Booksellers Association ha da poco firmato un vantaggioso accordo con Kobo per la vendita di ebook. Gli sconti sono tuttavia una pratica commerciale che solo un megastore online generalista come Amazon può permettersi, essendo un colosso unico che non ha bisogno di curare la salute di ogni singolo venditore o socio indipendente, e può permettersi di applicare pesanti sconti su un prodotto come leva di marketing per promuovere l’acquisto di un altro. E molti ritengono che proprio questo avverrà a breve, con il Kindle Fire.
A quanto riferisce l’agenzia stampa Reuters, “Apple ed editori fanno concessioni (corsivo Bibliocartina) all’antitrust su ebook”; dopo la notizia di stamattina sul risarcimento ai lettori americani anche in Europa potrebbe presto trovare una risoluzione l’indagine dell’antitrust contro Apple e quattro grossi gruppi editoriali – Simon&Schuster, HarperCollins, Hachette Livre del gruppo francese Lagardere e Verlagsgruppe Georg Von Holtbrinck, che detiene Macmillan – accusati di aver violato le regole della concorrenza nella vendita degli ebook. La proposta di accordo non interessa, a quanto pare, il gruppo Penguin, quinta azienda sotto indagine da parte dell’antitrust.
L’offerta avanzata da Apple e dai quattro editori alla Commissione Europea sarebbe, secondo la fonte Reuters, quella di offrire per i prossimi due anni i propri ebook a prezzi scontati su varie librerie online (l’articolo cita ‘Amazon e altre’ non meglio specificate) ed evitare così di incappare in salate multe o risarcimenti come appunto quelli comminati agli editori che negli USA hanno patteggiato. La Commissione Europea non si è tuttavia ancora espressa in merito a questa proposta.
Tre dei cinque editori sotto accusa negli Stati Uniti per cartello sul prezzo degli ebook hanno raggiunto un accordo del valore di 69 milioni di dollari di risarcimento per i lettori.
L’accordo, annunciato in termini generali già nei mesi scorsi, è stato firmato da Hachette Book Group, HarperCollins e Simon & Schuster, tre grandi gruppi editoriali accusati dal Dipartimento di Giustizia USA di aver violato le norme sulla concorrenza insieme ad altre tre grandi aziende – gli editori Penguin Group e MacMillan e il colosso dell’elettronica Apple – e di aver costituito un cartello sul prezzo degli ebook, con conseguente danno per i consumatori. I termini dell’accordo, firmato da ciascuna casa editrice con Apple, prevedevano che l’editore fissasse un prezzo per la vendita dei titoli sulla piattaforma iTunes, e che il rivenditore – in questo caso Apple – prelevasse il 30% del prezzo. La legge americana, tuttavia, prevede che gli editori vendano i loro titoli alle librerie a metà del prezzo di copertina, lasciando così ai rivenditori la possibilità di applicare o meno sconti e fissare il prezzo finale. Una legge che secondo il Dipartimento di Giustizia rimane perfettamente in vigore anche quando i prodotti editoriali sono in formato digitale.
Come riportano alcuni quotidiani americani tra cui il Baltimore Sun, l’accordo raggiunto dalle 3 editrici prevede un rimborso agli acquirenti di ebook per un importo totale di 69 milioni di dollari, equivalenti a una cifra tra i 25 centesimi e gli 1,32 dollari per libro. L’entità del risarcimento dipenderà dalla posizione del titolo acquistato nella classifica dei bestseller pubblicata dal New York Times, e dalla data di acquisto del libro (il periodo interessato è compreso fra il 1° aprile 2010 e il 21 maggio 2012). I rimborsi potrebbero essere convertiti in buoni sconto per l’acquisto di ulteriori titoli, questo se non altro è l’auspicio delle librerie di ebook, che si sono già dette disponibili a procedere in tal senso. Le tre aziende dovranno inoltre versare 1,7 milioni di dollari complessivi di risarcimento agli stati americani. L’accordo è in attesa di ratifica da parte del Tribunale Distrettuale americano competente.
Continua, invece, la controversia giudiziaria con gli altri tre gruppi sotto accusa: Apple, Penguin e McMillan non hanno raggiunto accordi con il Dipartimento di Giustizia e si presenteranno per tanto in aula. Il processo è stato fissato entro giugno 2013.