Tutto ciò che possono insegnarci Lucca Comics and Games e i suoi 200mila protagonisti
Un po’ in vacanza, un po’ per irresistibile curiosità professionale, lo scorso fine settimana siamo stati a Lucca Comics and Games.
@LuccaCandG il migliore evento in Italia
— ivan cencio (@ivancencio) November 4, 2013
Anche secondo noi. La manifestazione annuale dedicata al mondo del fumetto e del videogioco è la terza al mondo nel suo genere per numero di partecipanti dopo quelle di Tokyo e di Angoulême in Francia. Quest’anno ha superato le 200mila presenze, ovvero, per farsi un’idea, circa 4 volte il numero dei partecipanti alla fiera Più libri più liberi di Roma, la seconda fiera del libro più grande d’Italia dopo quella di Torino. Ma Lucca Comics and Games non è una fiera, è questo il punto. Lucca Comics and Games, giunta con il 2013 alla diciottesima edizione, è una città in festa, che per quattro giorni si prepara a farsi pacificamente invadere da folle di bizzarri personaggi mascherati da Iron Man o da Sailor Moon, dalla casata Lannister o da quella Stark, da Creamy, dai Cavalieri dello Zodiaco, da Assassin’s Creed, da Brave e persino da sosia di Johnny Depp, per citarvi solo pochissimi dei personaggi che abbiamo visto e riconosciuto con i nostri occhi. Lucca Comics and Games è un accogliente centro medievale che festeggia il cinquecentenario della costruzione delle sue mura di cinta permettendo a un esercito di zombie di scavalcarle allegramente per quattro giorni. Lucca Comics and Games è un mondo del tutto di fantasia in cui può capitare finalmente di non vivere come un peso ciò che di solito ci schiaccia: in che epoca viviamo, in che Paese viviamo, con che mancanza di prospettive campiamo. Non dimenticare il mondo, ma guardarlo e farlo vedere diversamente, in modo meno passivo, in modo più creativo e vicino. Questo fanno gli autori di Becco Giallo con le loro storie su Berlinguer, su Gramsci o tanti altri personaggi del mondo reale e persino di quello politico (qui il nostro speciale sulla graphic novel, per approfondire). Questo fanno le disegnatrici di Lizard come Vanna Vinci, questo fanno, in fondo, persino gli scrittori dei fantasy apparentemente più lontani da noi. Quello di Lucca è, infine, un mondo in cui l’immersione nelle storie che si attraversano camminando per la città è così intensa da assimilare la partecipazione stessa a questo evento a quel piacere profondo e goduto che si ricava dalla lettura di un libro o dalla visione di una serie TV o di un film, e di tutti questi linguaggi insieme, altro punto di forza di un evento del genere. Cinema, TV, libri, videogiochi, fumetti, sono linguaggi per una storia, spesso la stessa storia (basti pensare a uno dei fenomeni del momento: Games of Thrones, da serie di libri a serie TV, a fumetto a videogame. E c’è chi comincia da uno per arrivare all’altro, e chi il contrario).
La vita, le storie, il digitale (in quest’ordine). L’evento stesso LCG è una storia e s’incastona nella costruzione della storia, e ciò accade perché Lucca Comics and Games non è in sé una fiera dei libri (né dei fumetti né dei videogiochi), ma una fiera delle storie. Non, per una volta, messa in mostra del libro-contenitore come preteso fine e bene in sé da promuovere e/o salvare, bensì realmente, festa dei contenuti e dei protagonisti: dei personaggi, delle ambientazioni, delle trame; è una fiera della fantasia in cui gli autori e i lettori parlano lo stesso linguaggio, indossano gli stessi braccialetti colorati e si comprendono gli uni con gli altri. In cui chi compra si identifica fortemente con chi vende, e chi vende si mostra, finalmente, generoso, instancabilmente generoso con chi compra. In qualsiasi stand, gli illustratori trascorrevano ore a disegnare i frontespizi per dedicare i libri ai fan. Piegati sul foglio e concentrati sul tuo nome, ti facevano sentire speciale, molto diversamente da quanto, duole dirlo, ti fanno sentire certe volte alcuni incazzosi o piacioni commessi di libreria, non ne parliamo neanche degli autori in stile quanto sono fico nelle fiere del libro tradizionali. Non c’è da stupirsi affatto se per alcuni editori del genere come Tunué le Fiere sono il canale di vendita numero 1, come scriviamo qui. A Lucca comprare un libro è davvero un piacere, un gesto diverso e ben più ricco di fantasia e di umanità.
La fantasia, dicevamo. La creatività. Quello che fa vendere i libri, i disegni, i film, i videogiochi, i costumi. Quello che fa sorridere i lettori in fila, per ore che volano. Quella che ci fa amare e ricordare le serie TV americane o i fumetti giapponesi molto più che i fenomeni editoriali dell’ultimo anno. Quella che ci spiega che se l’editoria non fosse un’industria così superba e autoreferenziale da preferire avvitarsi dentro il proprio specchio piuttosto che sforzarsi di immaginare, non vivremmo la crisi che stiamo invece vivendo. Quella che si pappa, in un sol boccone, tutti gli inutili discorsi sul futuro digitale. Non c’è niente di meno digitale di 200mila persone, almeno un decimo delle quali mascherate e imparruccate, che si infilano l’una sotto, sopra, davanti e dietro l’altra per arrivare a vedere l’anteprima di un film o la presentazione di un libro. Non c’è niente di meno digitale dell’amore per le storie che queste persone condividono. A meno che carne, ossa e cervello, passioni, sentimenti, idee non siano per voi anche quelle frutto dell’industria digitale. Nel qual caso, forse avete bisogno di disintossicarvi da internet.
Lucca Comics and Games, il suo successo, la sua bellezza, a chi vuole imparare insegnano: insegnano che in quest’epoca più che mai le persone hanno bisogno di storie che permettano loro di andare oltre, di andare oltre il presente e oltre la quotidianità, perché la quotidianità è diventata la schiavitù dell’oggi perenne senza speranza di miglioramento, dell’eterno presente privato di futuro, e il presente senza futuro è come l’incubo senza risveglio. Lucca Comics and Games è la fiera dell’oltre. Oltre la realtà così com’è, oltre l’attuale, oltre le stupide banalizzazioni di cui sopra, dei tanti addetti ai lavori che, come in una profezia che spera di autoavverarsi, insistono a propagandare le rivoluzioni digitali e via sciocchezzando. In una manifestazione come Lucca Comics and Games il digitale non era assente. C’era, per essere null’altro rispetto a ciò che è: strumento narrativo, giammai rivoluzione di per sé; una voce fra le altre, del tutto al servizio delle storie e delle persone, fortemente secondaria rispetto ai contenuti e alle idee.
Protagonisti, non consumatori. Se però mancano le idee, come mancano nell’editoria cosiddetta tradizionale, allora le speranze si spostano sul mezzo: “saranno gli eBook che ci salveranno”, certo come no. Questo lo dicono quegli editori (o autori, o agenti letterari eccetera eccetera) svuotati da troppo narcisismo; quelli che mettono se stessi al centro del mondo, che si considerano un perno e un fine, piuttosto che ciò che davvero sono: umili tramite di storie che dovrebbero servire a rendere felici le persone, a farle camminare per ore contente su scomodissimi ciottoli indossando improbabili costumi, e non appena salite sul regionale con 40 minuti di ritardo (giacché il mondo attorno a Lucca non smette di cadere a pezzi né di mettere i bastoni fra le ruote, purtroppo) che le porterà a casa dopo l’avventura, tutte insieme lanciarsi in un unico gesto, in quel gesto che è, in quel momento, la perfetta prosecuzione di sé: aprire le pagine del libro appena comprato, e continuare a sognare.
Signori editori (e autori e agenti eccetera eccetera), un suggerimento: l’anno prossimo mascheratevi anche voi dal vostro supereroe preferito. Indossate il costume dei fumetti della vostra infanzia e fatevi un giro a Lucca Comics and Games, riconosciuti, salutati, osannati da nessuno. Come uno Scrooge scortato dai fantasmi del Natale, trasportati dalla vostra fantasia forse ricorderete, magicamente, perché un tempo anche voi leggevate i libri, e perché i lettori, da che mondo è mondo, delle loro storie amano sentirsi protagonisti con i protagonisti; non utenti, non fruitori, non clienti.
Vanni Santoni, la calca e il cosplay. Affinché sia così, un’ultima considerazione è necessaria: Mantova e il Festivaletteratura da una parte, Lucca dall’altra insegnano anche che l’Italia è il paese in cui l’offerta libraria/culturale si deve olisticamente inserire nel tessuto urbano, delle città percorribili a piedi, e fuoriuscire definitivamente dalle strutture parallelepipedali e periferiche dei Lingotti o dei Palazzi Congressi. Città interamente prestate, per qualche giorno, alla Festa. Non che in questo non ci siano problemi da risolvere: “l’organizzazione deve prendere atto di non saper più gestire in modo adeguato una tale folla e trovare nuove soluzioni, prima tra tutte riguardo l’accesso all’area Games”, ha commentato a Bibliocartina Vanni Santoni, aficionado di Lucca Comics. “Andare a Lucca è sempre una gioia, anche se diventa sempre più stancante”, ci ha detto. “Questa mi sa che era la mia ventesima edizione… A me poi, figurati, piacciono anche i cosplay, anche se ogni anno diventa più difficile riconoscerli tutti, specie da quando hanno cominciato a essere sempre più presenti quelli tratti dai videogiochi. Tutto eccellente, dunque”, anche la presentazione del suo nuovo libro fantasy Terra Ignota: Risveglio, firmato come Vanni Santoni HG e pubblicato con Mondadori. “È stato tutto molto positivo, ho avuto un incontro “a porte chiuse” con vari blogger esperti del settore, il cui primo frutto è questo bel pezzo di Luca Albani, una tavola rotonda forse un po’ veloce – eravamo in sei, e quindi c’è stato verso di dire solo un pugno di cose a testa – ma comunque interessante, una presentazione ottimamente condotta da Emanuele Manco di Fantasy Magazine e una intervista con gli assai competenti ragazzi di Fantasy On Air. Come prima uscita da scrittore di fantastico mi sembra eccellente, del resto il mio nome e quello di Terra ignota sono novità per gli appassionati del genere, e il primo passo per farli conoscere è proprio essere presenti a manifestazioni come questa.” Anche Vanni Santoni trae un insegnamento dall’esperienza lucchese: “Mai scegliere per il proprio cosplay lucchese personaggi vestiti in pelle, gomma, latex, pelliccia o altro genere di indumenti pesanti. Si suda già abbastanza in maglietta, con quella calca.”
Tags: Becco Giallo, fantasy, Festivaletteratura, Lucca, Lucca Comics and Games, Rizzoli Lizard, Tunué, Vanni Santoni
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Commenti (3)
cose varie intorno a #TerraIgnota | sarmizegetusa
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[…] videointervista per InToscana, alcune domande a margine di un pezzo su Lucca Comics & Games di Bibliocartina e una recensione di I-Libri. Per chi non lo sapesse, segnalo inoltre che qua si può leggere un […]
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Cetta De Luca (@SedCetta)
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Straordinario e emozionante articolo. Mio figlio e i miei nipoti sono ormai abituali frequentatori di Lucca Comics and Games e ogni volta che tornano ci mettono qualche giorno a tornare con la testa alla realtà quotidiana. Significa che quando si sogna alla grande si sogna bene. In riferimento a quanto scritto, l’esortazione fatta a editori e scrittori (che trovo forte, efficace, commovente) spero faccia piacere sapere che qualcosa in tal senso si sta muovendo, e mi permetto di sollecitare la lettura di questo articolo che linko http://cettadeluca.wordpress.com/2013/11/06/gli-autori-indipendenti-il-selfpublishing-e-le-nuove-frontiere-delleditoria-verso-un-manifesto-per-la-n-b-a-no-brand-art/ . Sono davvero felice di vivere questo particolare momento storico, nonostante tutto.
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Redazione
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Grazie mille per questo tuo commento, sei tu che fai emozionare noi :-) Ora andiamo a leggere l’articolo linkato, grazie ancora!
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